L'essere chiamati bestie e voler rivoluzionare tutto cinquant'anni prima che lo facesse il punk.
Quando si parla dei Fauves francesi inizio già a ridere.
Sentite questa: un critico va ad un esposizione, mentre passeggia si ritrova in una sala con al centro una scultura di Donatello del 400 tradizionalista, e dove attorno ad essa, dei quadri gli sbattono in faccia palette cromatiche con meno di 10 toni.
Fra dipinti tutti pasticciati, pieni, consumati e saturi di colore da far venire il pastone in bocca esclama (con tutta la grazia con cui i francesi esclamano): ‘’Donatello chez les fauves!’’ tradotto ‘’Donatello fra le bestie!’’, mica stronzo dopotutto.
Sì perché il termine piacque un sacco a Matisse e ai suoi amici, tanto che iniziarono a usarlo seriamente.
le Bestie se ne fregavano di dipingere le cose con i colori che vedevano, piuttosto immaginavano e provavano a creare un armonia che si basasse sulla loro sensibilità cromatica.
Essenzialmente facevano quadri un po’ alla cazzo di cane, un po’ di giallo, rosso, due mezzi toni di verde e una sputata di blu e voit là : la gitana.
Oggi farebbero ridere, di persone che dipingono così ne possiamo vedere dappertutto, ma per il 1905 a Parigi era davvero innovativa come cosa.
Henrì Matisse passò alla storia come anima del gruppo dei Fauves, ‘’la Danza’’ realizzata per la prima volta nel 1909 subì un cifro di modifiche, per questo ne esistono 3 versioni sparse per 3 continenti, e quella più iconica non è nemmeno a Parigi! (ben gli sta).
Oggi che dobbiamo a volte difenderci da spacciatori di belle idee con la puzza di merda sotto al naso i Fauves sarebbero stati inghiottiti e forse sputati sopra qualche borsa che qualche scema con le tette grosse ti dice di comprare.
Per fortuna che era il 1905 e che le tette a quei tempi scoprivi che forma avessero solo dopo esserti sposato.
